Per portare a termine la sua missione Juno deve volare nel cuore della magnetosfera di Giove – nelle fasce di radiazione del pianeta – e la prima parte dell’operazione è stata
completata pochi giorni fa. Sabato mattina la navicella spaziale della NASA ha concluso il suo primo incontro con il pianeta volando a circa 4.200km di distanza dal gigante gassoso. Si tratta di uno spazio paragonabile a quello che c’è fra le città americane di New York e Los Angeles, per la prima di trentasei orbite che dovranno essere concluse nella missione.
La navicella ha superato Giove ad una velocità di 208 mila km/h rispetto al pianeta, e il team impiegato alla gestione della missione ha dichiarato che l’operazione è stata conclusa senza alcun danno: “La telemetria del passaggio ravvicinato indica che tutto ha funzionato come previsto e Juno è ancora pienamente operativo”, sono state le parole di Rick Nybakken, project manager del Jet Propulsion Laboratory della NASA. Si è trattato della prima volta in cui Juno ha attivato tutti i nove strumenti scientifici integrati rivolgendoli verso il pianeta.
È stato promettente anche il ritorno in termini di dati ricevuti, anche se ci vorranno parecchi giorni per scaricare tutte le informazioni ed analizzarle in maniera approfondita. Ottenere fotografie del pianeta non è il principale obiettivo della missione, ma la NASA ha già detto che rilascerà in settimana le immagini scattate durante il passaggio. Saranno le fotografie a più alta risoluzione mai scattate al gigante gassoso e alla sua atmosfera, e le prime a mostrare un buon punto di vista dei due poli del pianeta.
L’agenzia spera di portare a compimento 36 orbite intorno al pianeta nei prossimi 20 mesi prima che le radiazioni risultino fatali per le componenti elettroniche e per il sistema di propulsione della navicella. Nonostante la corazza di titanio da un centimetro di spessore, parte della strumentazione potrebbe presentare i primi problemi già dopo le prime 8 o 10 orbite. Durante la missione Juno sonderà la parte interna di Giove usando due magnetometri che serviranno per creare una mappa del campo magnetico del pianeta.
Il fine ultimo è quello di capire l’origine del forte campo magnetico, che potrebbe essere legata al modo in cui si comporta l’idrogeno alle pressioni elevate tipiche del centro del pianeta. Altri strumenti a bordo misureranno il campo gravitazionale di Giove, la struttura delle sue nuvole e la quantità di acqua presente nell’atmosfera del pianeta.