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Mai prima d’ora era stata confermata l’esistenza di un numero così corposo di esopianeti in una sola tornata. 1284 oggetti, fra quelli avvistati dalla sonda spaziale Kepler della NASA a caccia

di pianeti nello spazio, sono adesso confermati come pianeti. A dirlo gli astronomi dell’agenzia, annuncio che porta a più di 2000 gli esopianeti verificati da Kepler e che raddoppia in una sola volta la cifra rilasciata con gli ultimi aggiornamenti.

Durante il suo periodo trascorso nello spazio Kepler ha localizzato più di 4.500 “candidati” esopianeti, ma gli scienziati hanno confermato lo stato solamente per un numero ridotto. La sonda spaziale basa le sue scoperte sulla luminosità che le stelle producono nella galassia. Quando un pianeta in orbita passa davanti alla sua stella causa un piccolo affievolimento nella luminosità che Kepler può misurare grazie a vari algoritmi. Questi segnali possono essere utilizzati per calcolare le dimensioni, il periodo orbitale e la massa di esopianeti estremamente distanti.

Questa metodologia non è però sempre affidabile, ed è per questo che non tutti i rilevamenti di Kepler possono essere confermati. È probabile in altre parole che il segnale ricevuto dalla sonda sia un falso positivo causato da un oggetto in orbita che non può essere considerato un pianeta. Per assicurarsi dell’attendibilità della scoperta i ricercatori devono effettuare un processo di convalida dei segnali provenienti dal veicolo spaziale e determinare quali siano stati effettivamente provocati da oggetti di dimensioni tali da poter essere considerati esopianeti.

Questo processo è tuttavia decisamente lungo e complesso, e richiede lo studio approfondito di ogni possibile candidato, caso per caso. Grazie a nuovi modelli matematici si è migliorata di gran lunga l’efficacia dei sistemi adottati fino ad oggi, ed è per questo che la NASA è stata in grado di confermare i dati su un numero così elevato di esopianeti. Grazie ai risultati di sonde come Kepler, ad oggi più di 5.000 candidati a esopianeti sono stati identificati, e quelli confermati sono circa 3.200, con la maggior parte che provengono proprio da Kepler.

Dei nuovi 1.284 circa 550 potrebbero essere pianeti rocciosi, viste le loro dimensioni. Nove di questi si trovano in orbita all’interno della cosiddetta zona abitabile, la distanza ideale rispetto alla sua stella in cui è possibile la formazione di sorgenti d’acqua sulla superficie del pianeta. Dal momento che anche la Terra è un pianeta roccioso in orbita nella sua zona abitabile, questi nove esopianeti potrebbero essere osservati in maniera più attenta ai fini della ricerca di vita extraterrestre.

In totale sono stati rilevati e confermati 21 pianeti rocciosi in zone potenzialmente abitabili grazie a Kepler. Ma basandosi sui dati del velivolo spaziale gli astronomi stimano che possano esserci circa 10 miliardi di pianeti rocciosi nella nostra galassia in orbita in una zona abitabile. Per il futuro la NASA punta a studiare le atmosfere dei pianeti recentemente scoperti, e a tal fine lancerà nel 2018 il James Webb Space Telescope, il più potente telescopio spaziale mai costruito dall’uomo.

Il James Webb sarà in grado di studiare i pianeti confermati con un livello di dettaglio più elevato misurando ad esempio il modo in cui la luce delle stelle filtra attraverso le atmosfere degli esopianeti, elemento che può darci elementi rilevanti sui tipi di gas presenti e permetterci di misurare le chance di trovare in essi tracce di vita biologica.

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