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NVIDIA e Samsung hanno annunciato di aver sottoscritto un accordo che pone fine alla diatriba legale iniziata circa 1 anno e mezzo fa, che ha visto prima NVIDIA denunciare Samsung per

la violazione di alcuni brevetti detenuti e in seguito Samsung contrattaccare NVIDIA sostenendo che quest’ultima avrebbe violato propri brevetti.

Una prima fase di questa contrapposizione ha avuto esito negativo per NVIDIA: la US International Trade Commission (ITC) ha dichiarato che le GPU sviluppate da Samsung non violano proprietà intellettuali detenute da NVIDIA, mentre quest’ultima è stata ritenuta colpevole di aver violato 3 brevetti di Samsung.

Ecco che un accordo tra le parti si rivela, alla luce di questi avvenimenti, un passaggio pressoché obbligato per NVIDIA onde evitare possibili ripercussioni sulla propria attività commerciale come lo stop forzato alla vendita di prodotti ritenuti basati su proprietà intellettuali di Samsung illecitamente utilizzate da NVIDIA.

L’accordo sottoscritto tra le due aziende pone quindi immediato stop alle azioni legali promossa una contro l’altra aperte presso corti americane, presso la US International Trade Commission (ITC) e presso l’ufficio dei brevetti americano. NVIDIA e Samsung hanno inoltre sottoscritto un accordo di licenza reciproca riferito ad un ridotto numero di brevetti: questo non implica che le due aziende abbiano sottoscritto un accordo di cross licence di tipo ampio, ma semplicemente definito l’ambito di utilizzo reciproco di proprietà intellettuali su pochi brevetti che non sono stati però specificati in dettaglio. Il comunicato ufficiale di NVIDIA specifica inoltre come l’accordo non includa alcun tipo di compensazione economica tra le parti.

L’accordo, così come è stato comunicato, sembra porre freno alle intenzioni di NVIDIA di sfruttare i propri brevetti anche nel contesto delle GPU per dispositivi mobile: la causa con Samsung, viste le dimensioni e la presenza di mercato del colosso coreano, è sicuramente parsa essere l’opportunità migliore in questa direzione ma l’evoluzione in corte e una certa dose di buon senso hanno portato all’accordo da poco annunciato.

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