I produttori europei di componenti e dispositivi elettronici si troveranno presto a dover rispettare nuove linee guida per assicurare che le materie prime utilizzate non vadano indirettamente a finanziare gruppi armati
legati al terrorismo o all’abuso di diritti umani.
I ministeri dei paesi membri, i membri del parlamento europeo e la Commissione Europea hanno raggiunto un accordo politico sul tema della regolamentazione dei cosiddetti conflict minerals. Il nuovo inquadramento ha l’obiettivo di porre uno stop o almeno limitare considerevolmente il flusso di denaro verso i gruppi armati che finanziano le proprie attivit proprio grazie al commercio di quei minerali indispensabili per la realizzazione di molti beni del mercato contemporaneo (stagno, tungsteno, tantalio e oro sono estensivamente impiegati nella produzione di componenti elettronici) e che spesso vengono estratti in zone di conflitto.
L’Unione Europea uno dei pi grandi mercati per i conflict mineral, con oltre 400 importatori di questo tipo di materie prime. Lilianne Ploumen, ministro olandese del commercio estero e responsabile della conduzione del confronto, ha commentato: “L’Unione Europea si impegna a prevenire che il commercio internazionale dei minerali vada a finanziare i signori della guerra, i criminali e coloro i quali abusano dei diritti umani”.
L’approccio dell’Europa si basa sulla due diligence condotta dall’Organizzazione per la cooperazione lo sviluppo economico sull’approvvigionamento responsabile di minerali. L’inquadramento su cui stato trovato un accordo pone chiari obblighi sulla parte “upstream” della catena di approvvigionamento, incluse le fonderie e le raffinerie, che dovranno impegnarsi a scegliere con responsabilit i fornitori della materia prima.
Le societ “downstream”, ovvero quelle che fanno uso delle materie gi trasformate dovranno invece operare un’attenta due diligence nelle attivit di approvvigionamento, con Bruxelles che svilupper una serie di strumenti di analisi e reportistica per venir loro in aiuto.
Sebbene l’azione dell’UE sia indubbiamente encomiabile, una semplice legge non sembra comunque essere sufficiente a ridurre l’importazione di conflict mineral in Europa. Anche Fairphone, che fa dell’impegno verso i minerali conflict-free uno dei suoi tratti distintivi, afferma di non essere ancora in grado di poter tracciare ogni singolo minerale alla fonte e, per questo, di non poter ancora affermare di essere integralmente conflict-free dal momento che ogni smartphone contiene una trentina di minerali differenti.